"L'Economia vicino a me" – L’ISIS Keynes incontra la Molina S.p.A.
L’ECONOMIA VICINO A ME – L’ISIS Keynes incontra la Molina S.p.A.
È stata la Molina S.p.A., azienda varesina di riferimento nel settore merceologico delle piume, la protagonista dell’incontro organizzato nell’ambito del progetto “L’ECONOMIA VICINO A ME” che si è tenuto il 20 febbraio presso il Nostro Istituto.
Ad aprire l’appuntamento, rivolto ai ragazzi delle classi quinte del settore economico, è stato il dott. Agostino Molina, socio di maggioranza della Molina S.p.A., che ha presentato la propria impresa di famiglia come esempio di azienda GLOCAL.
“Rappresento la quarta generazione – ha detto agli studenti del Keynes -. Il passaggio generazionale è come correre la staffetta: devi prenderla da chi ha corso prima di te e la devi passare al successivo. I giovani, per un’azienda, sono la risorsa più importante, sono curiosi e creativi".
L’impresa è stata fondata dal bisnonno Angelo, nel XIX secolo. La famiglia Molina, di origini piemontesi, si è trasferita in Lombardia per le migliori possibilità economiche offerte dalla regione. Un documento dell’impero austro-ungarico attesta l’autorizzazione per l’espatrio in Piemonte per scopi commerciali. In altre parole, già a quella data l’impresa era attiva.
“In Piemonte – racconta il Sig. Molina - c’erano molti allevamenti di oche, usate come ‘diserbante’ naturale per le risaie: nel cibarsi le oche sono molto selettive e brucano le erbacce. Inoltre nella regione c’è un clima freddo e umido che non si riscontra in altri luoghi, e questo ne favorisce l’allevamento”.
Oggi l’attività della Molina S.p.A. si concentra su tre settori: imbottiture per abbigliamento, imbottiture per divani e poltrone, imbottiture per biancheria da letto (cuscini e piumoni). La scelta della piuma d’oca è legata a differenti fattori:
- la piuma d’oca non provoca allergia perché gli acari non la colonizzano;
- le aziende della moda che la utilizzano hanno sviluppato la tracciabilità per tutti i materiali impiegati. La certificazione va dall’uovo alla piuma e garantisce il non maltrattamento degli animali;
- è green, biodegradabile, riciclabile: per questo entra a pieno titolo nell’economia circolare;
- non scalda, ma mantiene costante il calore corporeo, quindi è particolarmente adatta ai neonati, che in genere hanno la parte alta del corpo più calda dei piedi;
- è diversa da quella di gallina: l’oca vola e le sue piume sono cave per renderle più leggere. Per questo imprigionano l’aria, isolano e lasciano traspirare;
- Molina, perché possiamo definire la Molina S.p.A. un’azienda GLOCAL?
GLOCAL è una parola che nasce dal connubio di due termini di origine anglosassone: “global” e “local”. La Molina è “local” perché è molto legata al territorio, con le sedi di Cairate, Torba e Castiglione ed è “global” in quanto oggi la globalizzazione rappresenta un fattore imprescindibile del suo business. L’azienda ha infatti delocalizzato a Taiwan e in Cina, soprattutto per una produzione di piumini, per conto di una importante azienda di abbigliamento.
- Come mai la Cina?
Innanzitutto i cinesi mangiano moltissima carne d’oca, ma per loro le piume costituiscono un rifiuto. Sono il maggior produttore mondiale di piuma d’oca e la Molina S.p.A. acquista in Cina l’80% della propria materia prima: anche volendo non potrebbe trovarne altrove un quantitativo sufficiente al fabbisogno.
Inoltre, in Cina aprire un’azienda è molto più semplice, il sistema è meno burocratizzato che in Italia. Basta fare una dichiarazione di inizio business ed è tutto pronto. Quando si presenta il progetto iniziale, in tempi brevissimi vengono fatte le verifiche di fattibilità e se qualcosa non è in regola o non è opportuno viene comunicato subito, in modo che si possano apportare modifiche in sede di programmazione e non quando l’impresa è già operativa. Le leggi sono chiare e di facile applicazione. I controlli fiscali sono su appuntamento e molto celeri, non bloccano per mesi l’attività. Se però vengono trovate delle irregolarità, le autorità dispongono la chiusura e per i dipendenti non resta che la disoccupazione. Ovviamente ci sono anche aspetti critici, quali la minor tutela dei lavoratori e la necessità per gli operatori italiani di adattarsi a stili di vita diversi dal nostro (dal sistema sanitario all’offerta gastronomica), soprattutto nelle zone interne.
- A proposito, come sono i rapporti al momento con la Cina?
Attualmente la relazione economica con la Cina non è facile.
Oggi l’emergenza Coronavirus causa non pochi problemi. Molti lavoratori cinesi tornati ai paesi di origine per festeggiare il capodanno a fine gennaio non sono potuti rientrare sul posto di lavoro a causa del blocco sanitario. Va poi ricordato che l’Italia è un rilevante partner commerciale della Cina: basti pensare che ogni settimana dal porto di Genova partono tre navi container per approvvigionamento merce, mentre verso paesi quali il Bangladesh o Myanmar ne parte soltanto una al mese. Molti container provenienti dalla Cina sono fermi, ad oggi, a Genova: alcuni documenti, grazie ad accordi politici, sono pervenuti per via telematica. Il certificato veterinario però deve essere in originale e attualmente la Cina non è in grado, date le circostanze, di farlo pervenire. La sosta in porto costa moltissimo in termini di diritti doganali e in termini di mancata possibilità di rispettare i tempi di consegna ai clienti per mancanza di materia prima.
Questa situazione non va soltanto a toccare e a danneggiare le imprese per il rifornimento della materia prima, ma nuoce anche a quelle aziende che si occupano della lavorazione. Molte imprese europee acquistano infatti in Cina i componenti dei loro impianti e, in caso di guasto, la riparazione è quasi impossibile perché le scorte dei pezzi di ricambio sono terminate.
- Che cosa caratterizza la Molina S.p.A. oltre a quanto già detto?
La Molina S.p.A. è un’azienda di famiglia e questa è la sua caratteristica principale. Valorizza le tradizioni del passato adattandole alle esigenze attuali. Sistema azienda e sistema famiglia si intrecciano e c’è sempre stata armonia. È importante anche il rapporto con i dipendenti e con le loro famiglie. In passato si condivideva tutto, gioie e dolori. Io stesso sono subentrato a mio padre a 28 anni e, senza esperienza, sono riuscito a portare avanti l’impresa solo grazie al supporto dei miei collaboratori. Ora il numero di dipendenti è aumentato ed è più difficile mantenere un legame forte. I giovani devono avere passione e coltivarla. Sia la scuola, sia l’azienda devono stimolare i talenti e permettere loro di esprimere al meglio le proprie potenzialità.
Ultima revisione il 14-12-2020