Gli studenti del Keynes incontrano Don Claudio Burgio

"Li chiamano ragazzi a rischio, bulli, delinquenti, ragazzi di strada, giovani devianti, mostri: per me sono ragazzi e basta, che, abbandonati a loro stessi, sconfinano in comportamenti antisociali e perdono il controllo della loro impulsività fino a diventare pericolosamente violenti; minori che tentano di soffocare il dolore che li accompagna da quando sono nati".

Introduce così Don Claudio Burgio l’incontro con gli studenti delle classi quarte e quinte del Keynes, raccontando loro la sua esperienza a fianco degli adolescenti e dei giovani italiani e stranieri che per svariati motivi finiscono nell’Istituto penale minorile Cesare Beccaria di Milano di cui è cappellano o che sono ospitati nella comunità di accoglienza Kairós, fondata nel 2000 per sua iniziativa.

Per Don Claudio i ragazzi che hanno sbagliato, hanno bisogno di essere responsabilizzati e incoraggiati da persone che credono nella vita e che sono in grado di dare loro una concreta possibilità di cambiare.

Rivolgendosi agli studenti con parole semplici, Don Burgio ha richiamato l’attenzione sulle cause e sulle conseguenze devastanti del consumo di droga da parte degli adolescenti, consumo che non rappresenta un isolato atto di trasgressione, ma che costituisce spesso un abituale rimedio contro la noia, o più semplicemente un modo per vincere la sofferenza o la paura di non riuscire ad affrontare le sfide quotidiane. Ed è così che, giorno dopo giorno, la droga li rende dipendenti, uccide il loro pensiero, conducendoli all’apatia.

 

Per risvegliare la coscienza di queste anime fragili, la cultura ha un ruolo indispensabile, può essere l’unico strumento per sviluppare in loro il senso della legalità e del diritto e la consapevolezza di poter diventare cittadini liberi, di poter prendere in mano il proprio futuro” – è questa l’esortazione veemente che Don Burgio rivolge a tutti gli studenti che periodicamente incontra nelle scuole.

L’educazione alla legalità diventa in questi termini un sostegno quotidiano, che aiuta a far sì che l’azione di lotta alla criminalità possa radicarsi saldamente nella coscienza e nella cultura dei giovani.

Occorre inoltre che essi abbiano a fianco adulti che insegnino loro a coltivare interessi, a raggiungere obiettivi, a fare sacrifici e a distinguere, tra i desideri autentici, quelli che ti rendono libero e quelli che ti confondono, creandoti bisogni futili, illusori e pericolosi.

I ragazzi che arrivano presso la sua associazione spesso non sono ancora maggiorenni, ma hanno già conosciuto la paura, la violenza, la solitudine, la prigione e l’esclusione.  Lì intraprendono un cammino per il cambiamento, con coraggio e consapevolezza ricostruiscono la loro nuova vita, rappresentando la speranza nel futuro, un futuro migliore. Durante gli incontri raccontano apertamente le loro storie con coraggio e con senso di rinascita, confrontandosi direttamente con gli interlocutori presenti.

Tengo il cappello sugli occhi perchè se vi guardo rischio di fidarmi ...”- queste le parole di un ragazzo scritte sulle pareti di una cella dell’Istituto penale minorile “Beccaria” di Milano, rimaste particolarmente impresse a Don Claudio, che le ricorda agli studenti del Keynes, per far capire loro quanto sia importante fidarsi dell’Altro, soprattutto se l’Altro può aiutarti a comprendere la gravità delle tue azioni negative, offrendoti l’opportunità di avere un’altra possibilità.

Interviste, video con rapper noti al mondo giovanile (Rondo, Sacky, Baby Gang e Simba La Rue), presentazione di stralci di esperienze legate alla tossicodipendenza e a reati di vario genere e spazio per il question time hanno reso l’incontro un alto momento di formazione.

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Ultima revisione il 12-02-2023